Foresta fossile di  "DUNAROBBA"  -Italia-
 
 

El Bosque fósil se encuentra en las cercanías de Dunarobba, Avigliano Umbro, Italia. Esta formado por cerca de cincuenta árboles, cuya particularidad reside en que están fosilizados en posición vertical, la misma que tenían en vida, insertos en el terreno con las raíces. Esto ha permitido estudiar el material que se encuentra en la base de los troncos (alrededor de 30 m. de profundidad). A nivel mundial, son muy pocos los casos de restos vegetales conservados en posición de vida.
La edad no esta del todo definida, pudiendo estar entre 1 y 3 millones de años. El bosque lo forma una especie de Secuoya gigante extinguida, con diámetros de aproximadamente 1,50 m. y alturas comprendidas entre 5 y 10 m.
Desde el siglo XVII se conocía la existencia de madera fosilizada, pero no fue hasta 1979, debido a extracciones de arcilla para un horno, que no se revelo la importancia de la zona,  posteriormente se realizaron labores de excavación hasta 1987.
En la actualidad se ha convertido en un centro de atracción y  se ha creado un centro de interpretación.
 
 

Hace dos millones de años el mar, que ocupaba alternativamente esta zona de la naciente Umbria, se retiro definitivamente, dejando espacios a amplias zonas lacustres. En su lugar, se formo un antiguo lago llamado Tiberino, gracias a la formación de un gran dique natural, donde prosperaron formas animales y vegetales completamente diferentes de su orden. El clima era tropical y las aguas se encontraban calientes y ricas de nutrientes. Eran hogar de hipopótamos y elefantes, así como de secuollas, con sus poderosos troncos y raíces inmersas en el agua pantanosa y caliente.
 Las aguas, que desde las colinas y montañas que estaban emergiendo descendían al valle, debían de haber transportado enorme cantidad de sedimentos que, conjuntamente con los movimientos tectónicos, debieron de cubrir esos gigantes vegetales, lo que ha hecho posiblesu conservación hasta nuestros días.
 La interpretación es simple, pero el hecho de que estos sedimentos conserven restos de fauna de agua dulce hace suponer que esta simplificación no se aleja mucho de la realidad, por muy turbulenta y compleja que esta sea.
 Estos sedimentos, en su mayoría arcilla, han impedido la modificación natural de estos troncos, hasta tal punto que cuando, afloraron a inicios de la década de los 80 gracias a unas excavaciones, despertaron muchísimo interés y curiosidad. Se trataba de un autentico bosque fosilizado formado por una cincuentena de ejemplares, ciertamente únicos, porque son auténticamente de madera y no como otros cuyos troncos han estado "petrificados", se han convertido en rocas con forma de tronco.
 Se trata de un "museo" un poco especial no solo porque los restos fósiles son de madera sino porque los troncos residuales son los auténticos "patriarcas" de grandes dimensiones y de considerable edad. Tal como las secuollas que hoy en día viven en Estados Unidos. Los estudiosos llaman el Taxodio de Dunarobba Taxodioxylon gypsaceum, una especie extinta de conífera con forma piramidal, tronco de columna, emparentada a la actual Sequoia sempervivens, que viven en el parque de Yellowstone que puede tener miles de años de edad. Con el fin de difundir el conocimiento del bosque fósil y para que la interpretación de los especialistas puedan ser mas y mayor patrimonio común, en Avigliano Umbro se ha realizado un Centro de documentación en la Escuela Media S. Pertini. El centro, frecuentado por un considerable número de escuelas, puede ser visitado por cualquiera que quiera profundizar en el conocimiento de este tema.
 
 

Comune di Avigliano Umbro
Foresta Fossile di Dunarobba

Nei dintorni di Avigliano Umbro in località Dunarobba, sono venuti alla luce alcuni tronchi di grandi dimensioni, oltre un metro e mezzo di diametro per otto metri ed oltre di lunghezza, la cui peculiarità è di trovarsi conservati in posizione verticale, contrariamente ai numerosi reperti lignei fino ad oggi conosciuti, sempre rinvenuti adagiati nelle argille inglobanti secondo l'andamento della stratificazione.
E' qui opportuno un breve cenno a quelle che sono state le vicende geologiche che hanno determinato l'attuale situazione geografica della regione umbra, a partire da un vasto bacino marino che nel mesozoico, e fino a circa dodici milioni di anni fa, è stato sede dei fenomeni sedimentari costituenti l'impalcatura rocciosa della catena appenninica. Fra i dodici ed i tre milioni di anni fa si è avuta tutta una serie di manifestazioni tettoniche legate alla formazione del Mediterraneo, caratterizzate da fasi orogenetiche più o meno intense, rappresentate nella storia sedimentaria dalle formazioni arenacee che formano oggi i contrafforti rocciosi della catena appenninica. Verso la fine dell'Era Cenozoica e più precisamente nel Pliocene medio, un'ultima azione tettonica provocò, siamo ormai attorno ai due milioni e mezzo di anni fa, la nascita della paleopenisola italiana, già ben delineata nella sua morfologia generale, anche se limitata, come parte emergente dal mare, solo alle principali dorsali montuose.
Nelle valli risultanti, principalmente allungate secondo gli assi appenninici, si formò rapidamente un sistema di bacini lacustri, diffuso in tutta l'Italia peninsulare, ma meglio caratterizzato proprio in area umbra, dove un vastissimo bacino si estendeva da Città di Castello, entro quella che doveva diventare poi la valle dei Tevere, biforcandosi a sud in una enorme y rovesciata, con il ramo orientale esteso fino a Spoleto ed il ramo occidentale fino all'attuale Conca Ternana. A questo grande lago i Geologi hanno dato il nome di Lago Tiberino. La presenza di questo bacino lacustre caratterizzò ovviamente il tipo di sedimentazione: ciottolami e sabbie vicino alle sponde ove i corsi d'acqua si immettevano; argille sabbiose ed argille nelle parti più lontane dalle sponde e più tranquille.
Mentre la fauna che popolava le sponde dei Lago Tiberino è già ben nota grazie ai recenti importanti ritrovamenti fatti nelle ligniti della Miniera di Pietrafitta (Perugia), le caratteristiche della flora erano fino ad ora desunte dalle associazioni di pollini e dalle impronte di foglie che con una certa frequenza si sono sempre trovate nelle ligniti umbre, ma mai era stato possibile studiare come fossero morfologicamente caratterizzate quelle antiche foreste. E' anche da dire che, a livello mondiale, sono pochi i casi di resti vegetali conservati in posizione di vita, e quei pochi esempi sono sempre riferiti a momenti cronologici a noi molto vicini.
Le argille in cui sono immersi i resti fossili vegetali di Dunarobba sono da tempo note in letteratura come appartenenti al "complesso argilloso-sabbioso" della serie di sedimenti continentali del Villafranchiano superiore (Ambrosetti et alii, 1988).
Si tratta di una serie di sabbie argillose alternate ed argille sabbiose, con episodi conglomeratici che, quando si trovano alla base della serie, come alla fornace Toppetti di Todi o a S. Maria di Ciciliano (Montecastrilli), contengono, nella matrice sabbiosa, legni rimaneggiati dalle sottostanti argille plioceniche. Non è questo il caso dei tronchi di Dunarobba, ancora evidentemente conservati in posizione di vita: per la loro stretta rassomiglianza strutturale con quelli trovati nelle argille plioceniche, era stata ipotizzata una loro età anche pliocenica, ma il ritrovamento di forme stratigraficamente sicuramente pleistoceniche (Neritina groyana, Viviparus belluccii, Melanopsis affinis, Emmericia umbra tra le altre, tutti gasteropodi dulcicoli) ci garantisce di una attribuzione delle argille al Pleistocene inferiore. La conferma che i resti vegetali di Dunarobba siano da riferire alle stesse essenze rinvenute in argille plioceniche (forme di Sequoia estinte nel nord Europa circa 1.700.000 anni fa), può essere accettata e spiegata come fenomeno di sopravvivenza in aree residuali di forme arcaiche, fenomeno questo già ampiamente noto in letteratura proprio a carico di forme vegetali, legate per la loro sopravvivenza anche a situazioni microclimatiche contrastanti con l'evoluzione climatica generale.
Le ricerche degli ultimi anni (91 -92) non hanno portato ulteriori novità circa l'età della Foresta, in linea di massima confermata come pleistocenica, mentre si cominciano a conoscere interessanti dettagli sulla sua caratterizzazione ambientale: sorgeva sui margini di un grande corso fluviale, diretto da Todi verso la Conca Ternana, che periodicamente rompeva gli argini naturali alluvionando la pianura circostante.
Il clima (dati ottenuti dallo studio dendrologico) presentava andamento termico annuo tipicamente più nordico che non l'attuale, confermando così indirettamente l'ipotesi che la Foresta possa essere vissuta alle soglie del primo grande Glaciale quaternario (poco prima di 1.000.000 di anni fa). Da ultimo le maestose piante erano state sopraffatte dall'avvenimento catastrofico quando avevano ormai raggiunto un'età da misurarsi in millenni. E infine in corso una ricerca, per conto della CEE, tendente al riconoscimento delle condizioni ambientali (tettoniche, morfologiche e geochimiche) che hanno permesso la conservazione perfetta degli antichissimi tronchi.
 
 
 
 


Octubre de 2001
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Para mas información:
http://www.argoweb.it/amerino/foresta.it.html